Secondo la antica saggezza indiana esistono, fondamentalmente quattro vie, quattro modi di vivere la vita. Una via si chiama ARTHA, ed è la via che segue chi cerca di ottenere dei risultati, raggiungere obiettivi, avere successo. KAMA è la via che percorre chi cerca di ottenere il massimo del piacere e di evitare il dolore. Di chi dedica la vita alla ricerca spirituale, si dice che segue la via di MOKSHA. E poi c’è DHARMA.
Cos’è il dharma?
Si tratta di una parola in sanscrito utilizzata con diverse sfumature in varie tradizioni indiane, ma possiamo riassumere il significato definendo dharma come la Legge (religiosa o morale) e i doveri che ne derivano. La parola viene anche usata, come in questo post, per intendere la Legge personale, un concetto che possiamo rendere con la parola “vocazione”, il nostro scopo personale che da senso alla nostra vita (Sva-dharma sarebbe un termine più appropriato).
Arjuna

Arjuna è uno degli eroi, un modello, un punto di riferimento per chi segue il dharma.
Arjuna è un grande guerriero e la sua arma preferita è l’arco. È un maestro con l’arco e le frecce. Si è sempre allenato con grande costanza e determinazione per diventarlo.
Eppure, nel giorno più importante, nel mezzo di una grande battaglia, inizia a dubitare di se stesso. Non vuole più combattere.
Krishna è con lui sul campo di battaglia e lo invita a non comportarsi da vigliacco.
Tra Krishna e Arjuna inizia un dialogo che copre tutti i diciotto capitoli della Bhagavad-Gita. Krishna scioglie i tutti i dubbi di Arjuna, che tornerà a combattere, avendo imparato la più grande lezione: lo yoga è la qualità dell’azione.
Molte persone, come Arjuna, dedicano la vita a qualcosa. Alla musica, a un mestiere, all’arte, alla famiglia, allo yoga, alla medicina. Può essere, davvero qualsiasi strada, purché la si viva come una missione. Noi diciamo che queste persone seguono una vocazione. Quel che fanno è il loro contributo al mondo. È il loro dharma.
Chi segue il proprio dharma ottiene la liberazione, dice la Bhagavad-Gita.