Non è una novità, non è raro che alcune persone si sentano a disagio dopo le prime lezioni di yoga.
Non so perché la ragazza del messaggio sia stata male, lo scoprirà lei visto che, per fortuna, ha scelto di continuare a praticare yoga.
Se qualcuno manifesta indifferenza o noia verso lo yoga, lo lascio stare. Ma se qualcuno dice che la pratica di yoga è andata malissimo, io lo invito ad andare avanti e fare ancora qualche lezione.
Perché probabilmente c’è qualcosa da imparare.
Lo yoga promuove un nuovo atteggiamento nei confronti del nostro corpo, basato sull’ascolto. Talvolta i primi incontri con tutte le sensazioni che derivano dalla pratica di queste tecniche millenarie, possono non essere piacevoli.
Ma lo yoga è uno strumento formidabile per ascoltare il nostro corpo e metterci in sintonia con la parte più profonda di noi, e talvolta riceviamo messaggi che arrivano nella forma di malessere che può essere fisico come emotivo, perchè può capitare di piangere o provare rabbia o altri stati d’animo negativi.
Una delle cose che ho sperimentato con lo yoga è questa: che il dolore non è mai il problema. Il dolore è il segnale d’allarme. Il dolore indica una direzione verso cui dobbiamo lavorare. Se sentite la sirena antincendio cosa fate? Cercate di abbassare il volume della sirena o cercate di uscire dall’edificio in cui vi trovate?
Grazie allo yoga ho imparato che non soffrire perchè siamo in salute è una cosa totalmente diversa dal non soffrire perchè siamo diventanti insensibili.
Una delle migliori storie che, a mio avviso, chiarisce questo concetto è tratta dalle Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi. Una sera Pinocchio si addormenta con le gambe allungate sul caminetto acceso, e i suoi piedi di legno, vicino al fuoco, lentamente si carbonizzano. Fosse stato un bambino, anziché un burattino di legno, si sarebbe svegliato di soprassalto, magari urlando per il bruciore. Grazie al dolore della scottatura avrebbe istintivamente allontanato i piedi dal fuoco, evitando guai peggiori.
Invece Pinocchio non sente niente, come se a bruciare fossero i piedi di qualcun altro. Il fuoco lo brucia, ma non lo scotta. E lui continua a dormire mentre i suoi piedi finiscono in cenere. Il mattino seguente, quando Geppetto lo sveglia, Pinocchio ancora non si accorge di nulla. Quando cerca di alzarsi finisce per terra, sbattendo la faccia. Solo allora si accorge che non ha più i piedi, anche se non capisce cosa sia successo: “Geppetto, Geppetto, non c’ho più i piedi, me li ha mangiati il gatto!”.
Questa storia è ripresa anche nel libro 108 storie di yoga.